venerdì 5 gennaio 2018

LA CALZA DELLA BEFANA

5 gennaio 2018

LA CALZA DELLA BEFANA


Cosa c’è di strano nel sentirsi in colpa per aver speso 25 euro per una calza della befana? È quella costante insicurezza che fa stare un genitore in bilico fra il soddisfare i desideri dei propri figli e il non assecondarli in tutte le voglie che gli vengono propinate da ogni canale pubblicitario. Dovrebbe essere più semplice, per noi genitori, ponderare sì e no, visto che la generazione dei nostri genitori era ben più rigida sulle nostre richieste e la nostra, di generazione, vanta di una conoscenza e di un dialogo con i nostri figli come mai c’è stato in passato. 
Forse la spiegazione sta negli stimoli  cui sono sottoposti i nostri figli, a al fatto che di calze della befana, oggi, sugli scaffali ce ne sono a decine, di tutti i prezzi, per ogni personaggio dei cartoni animati. 
Mia figlia vuole quella di Gattoboy. È un cartone animato in cui ci sono tre personaggi, quindi ci sono tre calze diverse. Inizialmente, alla prima richiesta di mia figlia, io e mia moglie glissiamo e facciamo finta di niente. Ieri sera, però, prima di andare a letto, con tutta la caparbietà ingenua dei suoi sei anni e mezzo, mia figlia ha preso carta e penna e con la sua grafia incerta da prima elementare ha scritto un biglietto molto chiaro: cara befana, io vorrei proprio la calza di gattoboi, grazie sono Mansi Crotti. 
Terminato di scrivere, lo ha arrotolato e lo ha infilato nella calza appesa in cui ci aspettiamo domani di trovare il dono della vecchietta volante, che nell’immaginario infantile, si porta via le feste e lascia caramelle o carbone. Nella nostra epoca, possiamo trovare di tutto. Non contenta del messaggio, ha scritto un secondo biglietto e lo ha applicato sulla porta : cara befana, guarda nella calza, c’è un biglietto. 
A questo punto l’atteggiamento dei genitori bravi dovrebbe essere quello fermo e impassibile sulle decisioni prese, ossia nel far trovare la manciata di caramelle, sostenere che la befana è passata, ha lasciato un pensierino per i bambini meritevoli, dare una carezza distratta al proprio figlio che sicuramente ha lo sguardo un po’  deluso, e concludere con l’affermazione che tutte le calze colorate piene di trabiccoli di plastica che verranno usati solo quel pomeriggio sono un’invenzione dei centri commerciali, e non hanno nulla a che vedere con il passaggio della vecchina con la scopa. 
Stamattina alle 8.30 ero al supermercato per cercare la calza di Gattoboy. C’era rimasta l’ultima ma era di Gufetta, l’amica di Gattoboy, perché di quel cartone animato con tre personaggi, hanno fatto, appunto, tre calze diverse. La prendo, anche soddisfatto di essere arrivato in tempo per accaparrarmi qualcosa che avesse almeno il riferimento del supereroe che appassiona mia figlia. Poi telefono a mia moglie per condividere la mia conquista e lei mi gela,      “ ma lei voleva proprio quella di Gattoboy”. Le faremo una lettera di scuse, sostenendo che la befana aveva terminato il personaggio causa eccessiva domanda di mercato, e aveva ripiegato sulla compagna di avventure. 

Mi rendo conto che qualcosa non torna. Poi cerco di giustificare il mio atteggiamento, e capisco che anche questo deriva dal bisogno di gioia, dalla necessità che abbiamo noi genitori di gratificare i nostri figli  perché così facendo, gratifichiamo noi stessi nel vedere i loro occhi che si illuminano. È un piccolo incantesimo, e funziona solo se questo rimane un gioco, se i motivi per cui i nostri figli trovano felicità è per il tempo in cui stiamo con loro, perché si sentono sicuri in mezzo agli altri, perché sono consapevoli senza alcun dubbio che sulla loro famiglia possono contare sempre, e se non arriva il gioco desiderato pazienza, quella smorfia di delusione durerà il tempo di pochi attimi, prima di trovare un nuovo passatempo, un altro scherzo, le braccia di papà. Ora, in attesa di domani, non mi resta che resistere alla mia ennesima tentazione prima che la sera metta pace a quel filo di speranza che ancora mi rode : andare  in una filiale del supermercato presente in città , e chiedere se mi cambiano Gufetta per Gattoboy. Buona befana.