domenica 15 luglio 2018

HO CAMBIATO I PIANI PER TE

Martedì 3 luglio, nostra figlia partiva per il mare con i miei suoceri. L’abbiamo accompagnata al parcheggio dove partivano i due pullman pieni di nonni e nipoti. Era mattina presto e l’aria era umida, alle sette del mattino c’erano pochi bar aperti e io e mia moglie ci siamo concessi una colazione lenta prima di andare a lavorare. Dopo qualche ora, mentre i pullman erano in viaggio per il mare, arriva la telefonata che aspettavamo da un anno, quella telefonata che nel nostro immaginario doveva arrivare, ma era rimasta . Chiamano mia moglie mentre è a scuola, e subito mi informa di ciò che le hanno comunicato: c’è un abbinamento, ci danno indicazioni sommarie sulle condizioni, senza specificare sesso o età. Nulla di più, tutte le informazioni aggiuntive ce le diranno di persona a Firenze, nella prima data utile, fissata per il venerdì successivo. Dopo tre giorni. La sera prima, giovedì,  io e mia moglie ci guardiamo un film, trovato per casa in quella scatoletta che ci ha dato la Telecom quando ci hanno promesso una linea internet più veloce. Il film si chiama “Nove lune e mezzo”, e parla di due sorelle: una può avere figli ma non li vuole, mentre l’altra li cerca ma non riesce ad averne. Con la complicità del ginecologo e diverse vicissitudini, la sorella che non vuole figli si presta a portare avanti la gravidanza con l’impianto dell’ovulo fecondato della sorella, facendo apparire agli occhi di tutti ciò che doveva andare secondo i piani, ciò che volevano i protagonisti della vicenda e ciò che si aspettavano tutti: la coppia che cercava figli, fortunatamente stava realizzando il sogno, il figlio era finalmente arrivato. Ma era un cuscino. Nel film, infatti, le due sorelle nascondono a tutti la verità, e la sorella incinta dell’impianto nasconde la pancia fin che può, mentre la sorella che aspetta il parto simula la gravidanza. La canzone di coda è di Arisa, si intitola “Ho cambiato i piani per te”, e dice :
“…ho cambiato piani per te, succede per colpa di un raggio di luna, ho cambiato piano per te, 
è quello che capita quando si ama…”. 
La mattina dopo siamo a Firenze, ci presentano il report dell’istituto, il Shishu Vihar  di Hyderabad, nel nuovo stato del Telandana. E’ un maschio, ha cinque anni e mezzo. Mi riecheggia nei pensieri ancora quella canzone della sera prima, e un pò mi commuovo : 
“Senti, le mie paure e quelle che non hai, e mi perdoni lacrime indecenti, e resistenze che non capirai , ma il rosso del tuo sangue è rosso uguale al mio, che annaffia un cuore al davanzale che aspetta solo il momento di prendere il volo…”. Sul report leggo : “abandoned”, è in istituto da quando aveva un anno e mezzo. Mi trafigge il cuore pensarlo tutto quel tempo da solo, senza una mamma e un papà, senza noi. 
…ho cambiato i piani per te, succede per colpa di un raggio di luna,  ho cambiato piani per te,  è quello che capita quando si ama…”. 

Si chiama Chandra,  in Hindi significa “ lucente come la luna”, ed è un nome sia maschile che femminile. Il nostro colloquio dura poco, torniamo a casa per assorbire l’emozione e calmare i pensieri, poi ci saranno i tempi tecnici, le firme, le attese e la burocrazia. Torniamo a casa e guardo la cameretta vuota, dove avevo appeso quel disegno, fatto per un mio racconto da una bravissima illustratrice: raffigura un volto per metà di bambino e per metà di bambina. L’avevo scelto e appeso in quella stanza, a significare il nostro immaginario dell’attesa, senza un’identità, senza un sesso per il secondogenito. Dicevamo sempre “chi ci sarà”, “mio fratello o mia sorella”, diceva Mansi. Maschio o femmina, come il disegno, come il nome di nostro figlio. Il nome di quel disegno poteva essere proprio Chandra, che ancora per qualche giorno, avrà il volto indefinito di quel quadro. Sabato ci daranno la foto, sabato tornerà Mansi e i miei suoceri, e finalmente lo diremo a tutti. Il disegno lascerà il posto al viso reale di mio figlio, e allora inizierà l’attesa più dura, quella accompagnata una fotografia che potrò guardare, pensando all’espressione che quel volto avrà quando lo incontreremo.