mercoledì 25 ottobre 2017

Sliding doors - porte scorrevoli della vita

“Sliding doors” è il titolo di un film della fine degli anni novanta, quando io e mia moglie non ci conoscevamo ancora. Il tema è il destino, la successione degli eventi in relazione a un piccolo particolare, una variabile, insignificante come una frazione di secondo di ritardo che ti fanno perdere la metropolitana. Così la tua vita può cambiare, come succede nel film. Io e mia moglie ci siamo conosciuti nel duemila Ogni anno, quando arriva questa data, non posso fare a meno di pensare a quanto la casualità e ciò che chiamiamo banalmente destino, sia in realtà ciò che guida la nostra esistenza, ciò da cui dipende tutto. 
  Questa data è legata alla storia d’Italia per un anniversario che fu il preludio di un periodo tragico, dell’ inizio del fascismo e di tutti gli avvenimenti che seguirono e che purtroppo, ancora oggi, vengono dimenticati o peggio, da molte persone, idolatrati. La storia spesso non insegna nulla a chi non la vuole studiare e capire, ma inevitabilmente essa prende forma, cambia le cose, si costruisce giorno per giorno spesso in una consecuzione di eventi ai quali noi non partecipiamo o assistiamo inermi, lasciandoci trasportare dal destino. 
   Nella storia della mia famiglia, quel giorno di diciassette anni fa fu l’inizio di tutto. Era una sera come tante ed ero davanti al computer, così come colei che sarebbe diventata mia moglie ma che  ancora non conoscevo. Lei era a Milano, io a centotrenta chilometri di distanza. Navigavamo tutti e due nelle prime chat, erano i primi anni di internet per tutti, ricordo ancora i cd di installazione con il software gratis allegati ai quotidiani e il modem a 56 k che sfrigolava prima della connessione. C’erano i motori di ricerca in cui si potevano trovare un sacco di informazioni, c’erano chat in cui estranei parlavano di tutto.
   Era sera, qualche giorno prima del 28 ottobre (la data fatidica in cui ci incontrammo), quando accadde. Io ero stanco, avevo il dito sul mouse pronto a chiudere la finestra. Mia moglie (in quegli ultimi  minuti da persona a me estranea), stava digitando qualcosa nella stessa chat che avevo aperto io - adesso chiudo e vado a letto- pensavo. Stavo per cliccare quando in una frazione di secondo il mio sguardo cade su un nick name e il mio dito si rialza dal mouse. 
   Sliding doors,dentro o fuori . Scrivo un commento veloce e con mia sorpresa, ricevo risposta. La titolare di quel nick name si chiama Rossana, che buffo, penso, sempre stanco e con la voglia di chiudere e andare a letto, ma le rispondo che io mi chiamo Rossano (ma guarda tu il destino...), poi le battute continuano, ma non più sulla chat, perché qualche giorno dopo ci sentiamo per telefono. Ci siamo simpatici. Ci incontriamo. Non smettiamo più di vederci. Lei lavorava e stava per laurearsi, un anno e mezzo dopo il nostro incontro comprai casa e l’anno successivo andammo a vivere insieme. Negli anni abbiamo cercato ostinatamente di fare una famiglia, c’è stata la nostra volontà che ci ha portato ad agire e a compiere scelte, ma ancora una volta è stata una successione di eventi che ha determinato ciò che noi siamo ora.
   È stata la scelta di una persona che noi non conosciamo e che non conosceremo mai. È stata la madre che ha partorito mia figlia, che ha fatto in modo che sia stata trovata, che si sia salvata. Il luogo è un luogo indefinito ma verde, immagino tanti alberi, terra battuta, persone passavano a piedi, gli edifici sono bassi. Scelte sofferte, attimi, fatalità, gesti di persone sconosciute a migliaia di chilometri da noi, che aspettavamo un abbinamento per adottare un bambino, mentre una donna partoriva. 
   Sliding doors, dentro o fuori. Il pianto di mia figlia in quel punto del mondo è stato l’inizio di una nuova vita. Per tutti. È come se fosse stata l’espressione del dolore che si vuole riscattare per rigenerarsi, rinascere. Poi passano i mesi e come quel gioco con i nomi della chat fra me e mia moglie di tanti anni prima, il destino fa arrivare nelle mani di un giudice indiano  i nostri documenti e quelli della bambina. 
   Sliding doors, dentro o fuori. Un anno dopo siamo volati a prenderla. Adesso che siamo una famiglia, abbiamo deciso di diventare in quattro. Con questa nostra decisione abbiamo coinvolto un bambino, o una bambina, che ancora non lo sa, ma diventerà figlio e fratello (o sorella). Chi sarà non lo decideremo noi, e neanche il giudice in fine dei conti. Lo decideranno molte persone che si stanno muovendo ora, mentre sto scrivendo.
   Saranno coinvolte dalla nostra decisione persone in India, di cui ignoro e ignorerò per sempre l’esistenza. Solo una cosa penso: dove esattamente dove non lo so, ma sono certo che quella  persona dal destino unico, che fra qualche tempo prenderò in braccio e crescerò, esiste già. Cammina, parla, si muove, vive. Non so come sta, non voglio pensarci, perché ancora le porte stanno girando. È questione di attimi, come tutta la vita. Frazioni di secondo fanno vincere medaglie d’oro, uccidono, salvano, cambiano la storia, del mondo o di una famiglia, come noi, come tutti. 
   A noi è andata bene. Il destino ci ha voluto bene e spero con tutto il cuore che voglia bene anche alla piccola creatura che stiamo aspettando e di cui noi oggi non immaginiamo nulla, proprio come diciassette anni fa, quando ero stanco e volevo andare a letto. 
   Sliding doors . Click

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